NORMAN COUSINS

LA VOLONTÀ DI GUARIRE

 

 

Norman Cousins è stato un giornalista, scrittore, docente e pacifista statunitense. La sua è stata una delle prime voci autorevoli a parlare del potere della risata e ci racconta la sua storia nel libro “Anatomia di una malattia”, pubblicato nel 1979 in America.

Durante un viaggio diplomatico in Russia, negli anni della guerra fredda, Norman viene colto da una grave forma di spondilite anchilosante, malattia che colpisce i tessuti connettivi delle articolazioni. A Cousins vengono diagnosticati pochi mesi di vita e i dottori cominciano ad imbottirlo di antidolorifici e antinfiammatori in dosi massicce. Norman però è inquieto, sente che deve fare qualcosa, che non può accettare in maniera passiva quel responso fatale.
Un giorno, in ospedale, i medici gli prelevano ben tre campioni di sangue nell’arco di poche ore e per Norman questa è la goccia che fa traboccare il vaso. Infastidito dalla disorganizzazione e dal poco tatto del personale medico, decide di trasferirsi in un albergo, seguito da un’infermiera e dal suo amico e medico personale il Dr. Hitzig, che lo appoggerà in tutte le sue scelte, convinto anche lui che la volontà di guarire e la disposizione d’animo del paziente possano giocare un ruolo fondamentale nel processo di guarigione. Cousins sa, grazie ai suoi studi e agli interessi pregressi in campo medico, quanto le emozioni negative influiscano in maniera potente sul sistema endocrino e immunitario. Per cui si fa una domanda: “Se le emozioni negative provocano nell’organismo alterazioni chimiche negative, le emozioni positive non potrebbero provocare modificazioni positive?”

Cousins decise di eliminare gran parte degli antidolorifici e antinfiammatori perché era convinto che la loro tossicità avrebbe ostacolato il processo di guarigione e decide che ridere di gusto potrebbe essere una buona terapia, così si impegna nella visione di film comici e nella lettura di libri che lo facessero ridere. La scoperta incredibile che fa è che con soli 10 minuti di risate riesce ad avere 2 ore di sonno senza dolori e che l’indice di “scollamento” dei tessuti diminuiva di qualche punto dopo ogni sessione, mantenendosi stabile.

Un’altra cosa che Cousins nota sono i valori bassissimi di Vitamina C che si riscontrano nelle analisi del sangue, quindi ipotizza che il suo organismo deve impiegarne una grande quantità per contrastare l’infiammazione del midollo. Decide così di fare delle fleboclisi che in 3-4 ore avrebbero immesso nel suo organismo dosi massicce di acido ascorbico (Vit. C). Comincerà con 10 grammi fino ad arrivare a 25 grammi. Il Dr. Hitzig lo mette in guardia perché tali dosi non erano mai state sperimentate prima (alcuni pazienti avevano ricevuto al massimo fino a 3 grammi) e avrebbe potuto mettere a rischio la salute dei reni e le vene delle braccia. Cousins però riteneva che perdere qualche vena non era poi gran danno rispetto alla necessità di combattere ciò che stava divorando il mio tessuto connettivo.

I risultati sono sorprendenti: dopo qualche ora dalla fleboclisi di 10 grammi di acido ascorbico, l‘indice di sedimentazione dei globuli rossi era sceso di 9 punti. Nei giorni seguenti Cousins, pieno di gioia per i risultati ottenuti, aumenta le dosi di Vitamina C, fino a raggiungere i 25 grammi.

Nel frattempo la routine delle risate procedeva a pieno ritmo[…]

Alla fine dell’ottavo giorno riuscii a muovere i pollici senza dolore. A questo stadio l’indice di sedimentazione era circa 80 e andava calando rapidamente. Non potevo essere sicuro, ma mi sembrava che i noduli sul collo e sul dorso delle mani si stavano rimpicciolendo. Per me non c’era dubbio che avevo imboccato la strada del ritorno alla guarigione. Potevo di nuovo “funzionare” e questa sensazione era indescrivibilmente bella.

Pochi mesi dopo, Cousins si era del tutto ristabilito

 

 

 

Giornalista, scrittore, pacifista, Norman Cousins (1915-1990) doveva essere un tipo davvero in gamba: ha ricevuto qualcosa come cinquanta lauree honoris causa e numerosi premi e riconoscimenti tra cui la Medaglia della Pace delle Nazioni Unite.

 

A noi che ci occupiamo di risata terapeutica piace ricordarlo come colui che ha dato voce al potere

di questo approccio integrativo (che lui ha di fatto trattato come elettivo), compiendo di fatto la prima guarigione documentata (1964) da una malattia invalidante e potenzialmente mortale come la spondilite anchilosante (una rara forma di artrite degenerativa).

 

Nel suo famoso e stracitato libro Anatomia di una malattia. O la volontà di vivere (1979), Cousins illustra come dieci minuti di risata di pancia gli permettessero di liberarsi per un paio d'ore dal forte dolore che neppure la morfina era ormai in grado di attenuare.

 

A Cousins dobbiamo molto, dal punto di vista scientifico e divulgativo: è grazie alla Clinica della Risata "UCLA’S NORMAN COUSINS HOSPITAL CENTER INVESTIGATIONS" che Dr. Lee S. Berk e altri neurologi e scienziati hanno potuto studiare (e continuano a farlo) l'impatto della risata sul sistema neuroendocrino e immunitario, provandone la estrema efficacia.

 

Agli albori della PNI psiconeuroimmunologia (madre della PNEI psiconeuroimmunologia) -la branca della medicina che si occupa dell'interazione tra il cervello, il sistema endocrino e il sistema immunitario- Cousins rilasica una intervista che fa sobbalzare la comunità scientifica: parla della capacità del corpo umano di combattere la malattia descrivendola come una delle meraviglie del mondo e sottolinea la crucialità della connessione tra mente e corpo e i suoi effetti sulla salute.
Cousins cita il caso di un giovane che a sei anni da una spietata diagnosi di tumore inoperabile e una decina di giorni di vita residua annunciata dal medico, spiega come sia riuscito a disattendere la previsione: pare che sia dovuto a una questione di atteggiamento, la determnazione dichiarata a ribaltare il verdetto, la fiducia, l'ottimismo.

Pare che "prenderla bene" (nutrire più in generale sentimenti positivi) può effettivamente stimolare la milza producendo un aumento dei globuli rossi e un corrispondente aumento delle cellule che combattono il cancro, quelle cellule cioè che hanno la capacità di distruggere le cellule tumorali in maniera selettiva, una ad una, lasciando intatto il tessuto normale, a differenza di quanto accade con la chemioterapia, che non distingue tra cellule normali e maligne e fa fuori tutto.

Sono numerosi i progetti di ricerca che hanno indagato il rapporto tra emozioni e salute, ha fatto scuola la ricerca eseguita sugli studenti della Harvard Medical School sulle cui immunoglobuline è stato osservato un aumento dopo aver riso guardando un film comico (come faceva Cosusins, che andava pazzo per i Fratelli Marx).

E' questo lo studio che ha reso obsoleta la nozione scientifica che voleva una separazione tra il sistema nervoso centrale, quello endocrino e le funzioni immunitarie. Ad oggi possiamo senza timore di essere smentiti che tutte le forze positive, l'amore, la speranza, la fede, la voglia di vivere, la determinazione, lo scopo, la festa e le risate sono potenti antagonisti della depressione e aiutano a creare un ambiente che rende le cure mediche più efficaci.

E' per questo che non ha senso contrapporre il potere di autoguarigione del corpo alle terapie mediche: quando una malattia fa la sua comparsa, l'obiettivo è quello di mobilitare tutto l'aiuto che può essere ottenuto, rimanendo scettici e aperti come ama ricordarci Annette Goodheart, un altro pezzo da novanta della risata terapeutica, a cui va riconosciuto il merito di aver compiuto un salto di paradigma, facendo della risata una attività endogena, praticabile a piacimento e in modo del tutto incondizionato.